venerdì 25 giugno 2010

Non prendiamoci in giro

Era tutto scritto, tutto ampiamente previsto, forse non al primo turno ed in questa desolante maniera, ma di certo due italiani su tre erano largamente convinti fin dall'inizio che l’avventura sudafricana non sarebbe stata ricca di successi.
Al contrario di altri, non trovo sensato analizzare colpe e colpevoli di questa débâcle internazionale proprio perché… tutti lo sapevano, tutto era già stato ampiamente pronosticato e francamente del «io lo avevo detto» mi frega un piffero!
Vogliamo prendercela con il C.T. Lippi per non aver convocato Totti, Perrotta, Balotelli e Cassano, e sia.
Vogliamo prendercela con Mister Lippi per aver convocato i “bolliti” Cannavaro, Gattuso, Camoranesi e Zambrotta ed i “limitati” Pepe, Iaquinta, Marchisio e Montolivo, e sia.
Vogliamo prendercela con il tecnico viareggino per non aver dato certezze tattiche ad una squadra sprovvista di certezze tecniche, e sia.
Vogliamo prendercela con l’allenatore campione del mondo per non aver saputo intravedere in Quagliarella un giocatore particolarmente in forma e meritevole di essere schierato, e sia.
Vogliamo prendercela con una generazione di non fenomeni che l’Italia calcistica, ahinoi, per adesso sta “producendo”, e sia.
Vogliamo prendercela con i preparatori dello staff nazionale che hanno allestito una squadra come si conviene agli acrobati del circo di Ambra Orfei, e sia.
Vogliamo prendercela con Blatter ed il suo ostracismo alla tecnologia nel calcio, nonché con la terna arbitrale che annulla il regolarissimo goal qualificazione, e sia.
Potremmo proseguire a lungo prendendocela con i mille motivi che hanno determinato tre partite indecorose ed indecenti, trovo tuttavia tale disamina del tutto priva di costrutto, i problemi, come ho già detto, li si conosce e li si conosceva; i problemi non li risolviamo certo semplicemente sostituendo il commissario tecnico.
Evitando di entrare nel merito di questioni che non riguardano questo tema, mi permetto di evidenziare come nel 2006 la nazionale italiana, prossima campione del mondo, attingeva i suoi elementi da un bagaglio di squadre e di giocatori ben diversi da quelli attuali.
Tralasciando ogni aspetto tecnico o tattico, la generazione dei vari Del Piero, Totti, Gattuso, Buffon, Pirlo, Inzaghi, Nesta e così via ha avuto la fortuna e la possibilità di confrontarsi con il calcio d’oltralpe già in primissima gioventù.
A poco più di vent’anni Totti e Del Piero (solo per citare due esempi) avevano alle spalle già diverse annate di coppe internazionali, gan parte, se non tutti, i campioni di allora hanno avuto la “fortuna” di militare in società che miravano a cercare di conquistare prestigio e rilievo anche al di fuori delle mura di casa nostra.
E’ storia recente di un calcio sempre più ostaggio del dio denaro e che non vede altro che la Champions League ed i sui ricchi compensi!
Solo questo scenario acquista rilievo per le nostre squadre, il resto non conta, solo la competizione dei “Campioni” permette un ritorno economico congruo e meritevole di valutazione, il resto non conta.
Più o meno ciò che accadeva alla coppa nazionale in un passato prossimo, l'Europa League è più una fastidiosa incombenza da assolvere che un'occasione di crescita personale e di squadra!
Questa evidente inversione di tendenza, oltre che illogica ed inspiegabile (sotto l’aspetto tecnico ed emozionale), determina l’inevitabile conseguenza che gran parte dei giocatori italiani non trovino opportunità per confrontarsi con palcoscenici un pochino più rilevanti dello stadio della propria città!
Nel calcio italiano moderno l’evento non è la trasferta in terra iberica o lusitana, ma il macth con la Beneamata nello stadio più grande d’Italia!
Se a tale considerazione si aggiunge che un tempo i giocatori “non svezzati” venivano aggregati solo come jolly alle spedizioni azzurre e che oggi invece vengono indicati come gli elementi con “maggiore tecnica” ecco che il gioco e bello che fatto!
Nel 2006 la compagine azzurra attingeva gran parte della sua rosa da almeno 4 squadre di livello internazionale: Juve, Milan, Roma ed Inter di cui le prime due, allora, ai vertici del calcio internazionale.
E’ singolare costatare come al momento continuiamo ad avere la squadra più forte d’Europa, ma purtroppo è noto a tutti come, per quanto mirabilmente composta, sia purtroppo del tutto inutile alla nazionale… italiana!
La mia non vuole essere una critica, ma una semplice disamina ed uno spunto di riflessione, la mia vuole essere una proposta, un modello da seguire e perseguire che, tra l’altro, abbiamo tutti davanti agli occhi: la Germania.
L’Italia calcistica vive un periodo decisamente particolare, il cosiddetto “giocattolo” è, a mio avviso, sul punto di frantumarsi irrimediabilmente se non si tenta di dare un sferzata decisa.
Polemiche, arbitri inadeguati, società indebitate fino al collo, violenza negli stadi, bassissima cultura sportiva, valorizzazione nulla dei settori giovanili, tifosi pronti a scatenare guerre civili per un acquisto non gradito etc. sono tutti sintomi di un morbo che dovrebbe essere diagnosticato e curato con attenzione.
I “cugini” teutonici lo hanno capito per tempo, hanno sanato i bilanci e favorito la costruzione di stadi di proprietà da parte delle società, la Federazione, grazie anche alla classe politica, ha fornito ai Club gli strumenti per diversificare le entrate economiche.
Hanno sfruttato la massiccia presenza di immigrati favorendo la naturalizzazione di tanti giovani calciatori cui si è dato subito accesso ai vertici del calcio tedesco ed alla nazionale guidata da Jürgen Klinsmann prima e da Joachim Löw ora.
Si è attraversato un naturale periodo di transizione, ma i frutti di un’operazione intelligente e rivolta al futuro non si sono fatti attendere: la Germania ha una delle squadre più giovani ed interessanti del mondiale, il suo capitano Philipp Lahm, a meno di 27 anni, ha già disputato circa 70 partita con la sua nazionale, il Bayern è uno dei pochi “grandi club” che ha bilanci da primato, il Wolfsburg, lo Stoccarda, il Werder Brema e lo Shalke 04 e tante altre compagini iniziano a farsi vedere e sentire anche a livello internazionale rispolverando i passati fasti del Borussia Dortumnd e del Kaiserslautern… e, come se ciò non fosse sufficiente, presto opereranno il tanto temuto sorpasso ai nostri danni nel ranking della UEFA togliendoci di fatto un posto nelle prossime Champions League!
La federazione italiana ha scelto un ottimo allenatore per il futuro, un tecnico abituato a lavorare con i giovani, la speranza è che questa amara quanto eclatante eliminazione possa servire ad avviare un processo di pulizia generale dell’ambiente che lo rinnovi dall’interno e che possa fornire i frutti in un prossimo futuro.
Non è tempo di raccogliere, purtroppo, è il tempo di rimboccarci le maniche e riprendere ad arare il campo, farlo riposare, seminare e curare con attenzione i piccoli frutti che a poco a poco cresceranno.
Non può essere un processo semplice, ma deve essere un processo orientato al futuro.
L’augurio è che avendo toccato il fondo (già sfiorato in occasione del deludente europeo Austro-Svizzero) si tenti di percorrere nuove (vecchie?) strade e non si inizi a scavare alla ricerca di una luce… dall’altra parte!

Eddie

P.S. In un paese dove ognuno è pronto a scaricare le proprie responsabilità, massimo rispetto per Mister Lippi che se le è assunte tutte ed in prima persona. Gesto dovuto certo, ma non così scontato!

3 commenti:

Unknown ha detto...

se trovo molto interessante e condivisibile la seconda parte del tuo articolo, trovo d'altra parte che la critica anche aspra e l'invettiva siano pienamente legittime.
Se uno persevera nel fare cazzate le critiche se le merita.
Lippi ha fatto bene ad assumersi le responsabilità, ma era il minimo sindacale.
Un professore che ho avuto modo di incontrare disse una volta a proposito del Papa che si scusava per i crimini della Chiesa che il Papa non solo sbaglia ma è tardivo nel chiedere scusa.
A me della Nazionale frega poco ma c'è una differenza sostanziale tra l'essere eliminati (o comunque non vincere) e il fare pena.
Il problema è che l'Italia ha fatto pena. E, posto che gli Usa non hanno fatto pena, e la loro situazione calcistica complessiva non è comunque all'altezza di quella italiana, nonostante le tue giuste osservazioni generali, vuol dire che si poteva fare meglio, sia con gli elementi a disposizione, sia con quelli lasciati a casa.

eddie ha detto...

Legittimo criticare ci mancherebbe (ma ti sembra che io non lo faccia??).
Tuttavia la critica sprovvista di spunti di riflessione, gli insulti fini a se stessi, li trovo del tutto inutili e puerili.
Solo chi FA sbaglia e si espone al pubblico ludibrio.
D’altra parte chi sta seduto sul divano o dietro ad un computer avrà di certo poche occasioni per cadere in fallo.
La prima parte del mio post era tesa ad evidenziare solo questo: condivido e sottoscrivo le critiche alla Nazionale e soprattutto al commissario tecnico che si è dimostro ampiamente non all'altezza, ma senza un'idea alternativa non si va lontano, senza un'idea alternativa si va verso il lippi bis post europeo... poi ognuno si sfoghi pure nel modo che ritiene più opportuno, io preferisco farmi una corsetta o dedicarmi ad altro… se però critico amo indicare la mia alternativa, se la ho, altrimenti preferisco stare zitto!

Eddie

Picasso ha detto...

Articolo che fornisce spunti interessanti. Per mesi si è sentito parlare di "gruppo sacro, solidità, esperienza...". Ho visto grandi esempi di "gruppi". Ma mai hanno vinto senza l'apporto, la scintilla che fornisce il campione (il Milan di Sacchi, senza baresi e Van Basten non avrebbe vinto nulla). La nazionale del 2006 aveva entrambe le cose, oltre ad una bella dose di aiuti dalle divinità. Quella vista in Sud Africa era una squadra già sconfitta in partenza, un gruppo logoro e senza nessuno che potesse accendere la miccia. Se mai esiste in Italia. Perché il mondiale è lo specchio dell'attuale situazione del calcio italiano. Che ad occhio e croce, rischia di fare la stessa fine del tennis.
Saluti.