sabato 2 luglio 2011

Essere Jo Tsonga

(Una divagazione)


Arturo

6 commenti:

Gegenschlag ha detto...
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Gegenschlag ha detto...

Ho tifato Tsonga, o meglio ho tifato contro Federer... non sopporto più quella sua aria da maestro di tennis (che manco scopa), comincio ad odiare quella sua indolenza da borghesotto svizzero, detesto la sua incapacità di tirare fuori un po' rabbia e di agonismo...

lo amo e lo odio questo ragionere del talento

Unknown ha detto...

Federer mi ha sempre suscitato più ammirazione che passione. I numeri parlano per lui, ma hai ragione, è un talento, seppur supremo, geometrico. Non sono mai riuscito a trovare lo scritto di Foster Wallace che lo definiva come "esperienza religiosa". Chissà che voleva dire, per quanto mi riguarda di certo non è un'esperienza dionisiaca, ben espressa dal tennis di Tsonga, un mix incredibile di tocco, potenza, follia e insensatezza.

el señor dionigi ha detto...

Peccato che sia uscito in malo modo in semifinale però la partita di oggi è stata bellissima, non avevo mai visto Nadal così in sofferenza mentale così come contro Djokovic.

In questo momento peggio che affrontare Nole su un rettangolo verde, rosso o blu penso ci sia solo affrontare una cena con Elena Pero...

Luca ha detto...

Forster Wallace descrive il tennis di Federer come un'esperienza di massima contemplazione estetica, una sintesi di grazia, velocità e potenza che astrae dalla corporeità del movimento per assurgere ad entità metafisica. Si può essere essere d'accordo o meno: l'unico dato inconfutabile è il palmares dell'elvetico, che lo rende il più forte di sempre secondo l'unico criterio di valutazione obiettivo. Per la mia breve esperienza di contatto visivo diretto (ma gli slow motion e l'hd rendono comunque l'idea), posso confermare la sensazione di una fluidità naturale, in ogni fondamentale del tennis, inaccessibile agli altri; non è l'efficacia del colpo, quanto il modo in cui lo gioca, per cui sembra (appunto, sembra) che non forzi, che non faccia fatica anche quando esplode un dritto a tutto braccio. Tra l'altro ho appreso che usa una racchetta del peso di circa 700gr a fronte dei 500-550 circa dei top players, praticamente una clava. A questo si aggiunge un amplomb di altri tempi, salvo qualche piantino di gioia dopo le grandi vittorie e, soprattutto, di delusione dopo le prime sconfitte con Nadal il guastafeste; e una moglie bruttina (vuoi mettere con la miss bikini "in Roddick"?). Raggione hai, caro cugino, l'identikit non combacia con quello del giocatore che regala adrenalina pura. Per questo serve(iva) uno come Safin o Tsonga, che non sai mai se spara un vincente da incorniciare o una ciabatta a metà rete, e magari rompe pure la racchetta. Tra l'altro più di così non credo potesse fare, il transalpino: Djokovic al momento è un computer, privo di punti deboli. Ironia della sorte ha voluto che Nadal incontrasse uno che gli infligge, impietosamente, lo stesso trattamento che lui ha rifilato per anni agli avversari. Emblematica la statistica dei punti vinti negli scambi lunghi: anziché 70-80% in suo favore come contro tutti gli altri tennisti, con il serbo si inverte.
Agli U.S. open auspico un Del Potro competitivo, per dare un po' di brio al torneo, e tiferò l'outsider Dolgopolov, confidando che non esca al primo turno.

Michelle ha detto...

Thanks great post