
I paragoni si sprecano, il miraggio di rivivere il passato ormai andato è forte, e lui, il nuovo piccolo grande distillato di classe, tecnica e fantasia calcistica, è li che in ogni modo, partita dopo partita, o meglio partido después partido, coltiva quel sogno collettivo, lo cura, rendendolo sempre più vivido.
Lionel Andrés Messi da Rosario, Santa Fè, Argentina, Sud America, Mondo, è semplicemente Il Calcio, attualmente il giocatore che più di ogni altro identifica in se il magico gioco del pallone, finta dopo finta, tiro dopo tiro, passaggio dopo passaggio, intuizione dopo intuizione.
Non è caso raro nel calcio che colui il quale è, dai “dotti”, considerato il miglior giocatore del mondo giochi nella squadra migliore del mondo (basti guardare le ultime classifiche dei palloni d’oro!), ma non è altrettanto agevole reperire nel recente passato una squadra tanto bella, forte e vincente come il Barca di oggi, con giocatori che, nei rispettivi ruoli, rappresentano il meglio o quasi il gioco del pallone possa mettere a disposizione: Xavier Hernández Creus da Terrassa, Catalogna, Spagna, Europa, un altro che, insieme al divino Leo, vede “cose che voi umani non potreste immaginarvi..”, Daniel Alves da Silva da Juazeiro, Bahia, Brasile, Sud America, un signore che ama correre su e giù su fascia come il suo antenato Cafù, ma sa toccare quella palla con la forza e la delicatezza che solo i brasiliani sanno avere, Andrés Iniesta Luján da Fuentealbilla, Castiglia-La Mancia, Spagna , Europa o Gerard Piqué Bernabeu da Barcellona, Catalogna, Spagna , Europa.
Il Barcellona, orgoglio Catalano, fierezza tutta spagnola di un calcio che non ha tempo e che riesce a conciliare bellezza, ariosità, divertimento, praticità e vittorie… tante vittorie!
C’è modo e modo di vincere e c’è modo è modo di essere vincenti, c’è chi riesce a conquistarsi i complimenti ed il rispetto degli avversari, c’è chi invece pretende che questi chinino il capo dinnanzi ai vincitori.
La straordinaria grandezza del gioiello di Josep “Pep” Guardiola da Santpedor, Bages, Catalogna, Spagna, Europa, è che malgrado da due anni vinca praticamente ogni competizione, quasi ogni vero sportivo ed amante del calcio (salvo, credo, i tifosi delle merengues e gli Interisti) non può esimersi dal parteggiare per loro, a sognare con il loro gioco, a godere con i loro giovani talenti, a gioire ammirando il miglior giocatore del mondo.
La grandezza della compagine Català sta anche nel modo in cui il suo Leonida si presenta davanti alla stampa ed al mondo in adorazione, sta nel fatto che prima di stravincere il “partido del siglo/milenium” si limiti a dire: «bè se vinciamo bene altrimenti non è morto nessuno…», sta nella umiltà di ricordarsi di Maldini e di Mazzone nel momento del trionfo più grande, sta nel fatto di riuscire a trasmettere a tutti, giocatori e non, che il calcio è soprattutto divertimento, gioia e fantasia e non una questione di interessi, intercettazioni e vil denaro!
C’è solo un piccolo tarlo che mi frulla in testa in questi giorni.
Si dice che gli esseri umani amino ricercare le similitudini, le analogie, le somiglianze tra le cose, siano esse dello stesso tempo, siano esse figlie di storie, culture, realtà e tempi diversi, pare sia una cosa cui l’uomo è indotto ancestralmente a compiere con o senza ragione.
E il calcio, delirio collettivo della società, non fa certo eccezione; così ogni volta che nasce un nuovo talento che ha il pregio di innalzarsi sopra gli altri, ecco che inizia l’avida ricerca di paragoni con il passato: cosi è stato per Ronaldo Luís Nazário de Lima da Rio de janeiro, così è stato per Ronaldo de Assis Moreira da Porto Alegre, così è stato per Roberto Baggio da Caldogno, così è stato per Romario, Cantona, Zidane e tanti altri… è ormai bramosa consuetudine giornalistica ricercare il campione del passato e paragonarlo a quello di oggi per poi… dimenticarsene….
Questa è la cosa strana, Maradona/Messi somiglianza incredibile e bellissima che partita dopo partita, goal dopo goal sembra sempre più viva: basti pensare alle terre natali, all’altezza, al fisico da puffo, al piede preferito, al goal all’Inghilterra ed a quello al Getafe.
Alla straordinaria somiglianza manca forse la capacità di sapere tirare le punizioni che ancora il talento Blaugrana non ci ha mostrato con ineluttabile consuetudine come soleva fare il suo avo, ma forse è solo questione di tempo… di contro il nostro giovane pallone d’oro riesce a realizzare le sue imprese in un calcio che corre a 150 all’ora ove ci sono i Cristiano Ronaldo, i Sergio Ramos, i Maicon, i Villa, gli Alvarez, i Rooney, i Nanì, tutta gente che ha dovuto aggiungere alla capacità di sapere toccare il pallone una cura per il proprio fisico ed il proprio stato di forma che 20 anni fa era a dir poco impensabile.
La straordinaria grandezze del nostro Leonel è che nel giro di tre giorni si permette di irridere i giovani virgulti Wengheriani con 4 goal e poi di rischiare di farne altri 3 ai sontuosi e ricchi galacticos.
… ma se domani nasce il nuovo niño della cantera vi prego paragoniamolo al gioiellino del Barcellona, o al vichingo Rooney e non più al grande Diego che giocava un altro calcio, che ci ha già fatto sognare, ma che appartiene ad un'altra epoca purtroppo o forse per fortuna, d’altra parte accontentiamoci di avere già il nuovo Senna, il nuovo Borg, il nuovo Agostini, il nuovo Nicklaus…
Eddie
P.S.
Lasciatemi compiacere perché ieri al Santiago Bernabeu, nella partita più importante della Liga, tra le squadre più importanti siano scesi in campo 11 giocatori nati nella penisola iberica per poi diventare 14 con i cambi, all’Olimpico, per Roma-Inter, compresi i subentrati erano solo 6… ma siamo pur sempre i Campioni del Mondo!
Lionel Andrés Messi da Rosario, Santa Fè, Argentina, Sud America, Mondo, è semplicemente Il Calcio, attualmente il giocatore che più di ogni altro identifica in se il magico gioco del pallone, finta dopo finta, tiro dopo tiro, passaggio dopo passaggio, intuizione dopo intuizione.
Non è caso raro nel calcio che colui il quale è, dai “dotti”, considerato il miglior giocatore del mondo giochi nella squadra migliore del mondo (basti guardare le ultime classifiche dei palloni d’oro!), ma non è altrettanto agevole reperire nel recente passato una squadra tanto bella, forte e vincente come il Barca di oggi, con giocatori che, nei rispettivi ruoli, rappresentano il meglio o quasi il gioco del pallone possa mettere a disposizione: Xavier Hernández Creus da Terrassa, Catalogna, Spagna, Europa, un altro che, insieme al divino Leo, vede “cose che voi umani non potreste immaginarvi..”, Daniel Alves da Silva da Juazeiro, Bahia, Brasile, Sud America, un signore che ama correre su e giù su fascia come il suo antenato Cafù, ma sa toccare quella palla con la forza e la delicatezza che solo i brasiliani sanno avere, Andrés Iniesta Luján da Fuentealbilla, Castiglia-La Mancia, Spagna , Europa o Gerard Piqué Bernabeu da Barcellona, Catalogna, Spagna , Europa.
Il Barcellona, orgoglio Catalano, fierezza tutta spagnola di un calcio che non ha tempo e che riesce a conciliare bellezza, ariosità, divertimento, praticità e vittorie… tante vittorie!
C’è modo e modo di vincere e c’è modo è modo di essere vincenti, c’è chi riesce a conquistarsi i complimenti ed il rispetto degli avversari, c’è chi invece pretende che questi chinino il capo dinnanzi ai vincitori.
La straordinaria grandezza del gioiello di Josep “Pep” Guardiola da Santpedor, Bages, Catalogna, Spagna, Europa, è che malgrado da due anni vinca praticamente ogni competizione, quasi ogni vero sportivo ed amante del calcio (salvo, credo, i tifosi delle merengues e gli Interisti) non può esimersi dal parteggiare per loro, a sognare con il loro gioco, a godere con i loro giovani talenti, a gioire ammirando il miglior giocatore del mondo.
La grandezza della compagine Català sta anche nel modo in cui il suo Leonida si presenta davanti alla stampa ed al mondo in adorazione, sta nel fatto che prima di stravincere il “partido del siglo/milenium” si limiti a dire: «bè se vinciamo bene altrimenti non è morto nessuno…», sta nella umiltà di ricordarsi di Maldini e di Mazzone nel momento del trionfo più grande, sta nel fatto di riuscire a trasmettere a tutti, giocatori e non, che il calcio è soprattutto divertimento, gioia e fantasia e non una questione di interessi, intercettazioni e vil denaro!
C’è solo un piccolo tarlo che mi frulla in testa in questi giorni.
Si dice che gli esseri umani amino ricercare le similitudini, le analogie, le somiglianze tra le cose, siano esse dello stesso tempo, siano esse figlie di storie, culture, realtà e tempi diversi, pare sia una cosa cui l’uomo è indotto ancestralmente a compiere con o senza ragione.
E il calcio, delirio collettivo della società, non fa certo eccezione; così ogni volta che nasce un nuovo talento che ha il pregio di innalzarsi sopra gli altri, ecco che inizia l’avida ricerca di paragoni con il passato: cosi è stato per Ronaldo Luís Nazário de Lima da Rio de janeiro, così è stato per Ronaldo de Assis Moreira da Porto Alegre, così è stato per Roberto Baggio da Caldogno, così è stato per Romario, Cantona, Zidane e tanti altri… è ormai bramosa consuetudine giornalistica ricercare il campione del passato e paragonarlo a quello di oggi per poi… dimenticarsene….
Questa è la cosa strana, Maradona/Messi somiglianza incredibile e bellissima che partita dopo partita, goal dopo goal sembra sempre più viva: basti pensare alle terre natali, all’altezza, al fisico da puffo, al piede preferito, al goal all’Inghilterra ed a quello al Getafe.
Alla straordinaria somiglianza manca forse la capacità di sapere tirare le punizioni che ancora il talento Blaugrana non ci ha mostrato con ineluttabile consuetudine come soleva fare il suo avo, ma forse è solo questione di tempo… di contro il nostro giovane pallone d’oro riesce a realizzare le sue imprese in un calcio che corre a 150 all’ora ove ci sono i Cristiano Ronaldo, i Sergio Ramos, i Maicon, i Villa, gli Alvarez, i Rooney, i Nanì, tutta gente che ha dovuto aggiungere alla capacità di sapere toccare il pallone una cura per il proprio fisico ed il proprio stato di forma che 20 anni fa era a dir poco impensabile.
La straordinaria grandezze del nostro Leonel è che nel giro di tre giorni si permette di irridere i giovani virgulti Wengheriani con 4 goal e poi di rischiare di farne altri 3 ai sontuosi e ricchi galacticos.
… ma se domani nasce il nuovo niño della cantera vi prego paragoniamolo al gioiellino del Barcellona, o al vichingo Rooney e non più al grande Diego che giocava un altro calcio, che ci ha già fatto sognare, ma che appartiene ad un'altra epoca purtroppo o forse per fortuna, d’altra parte accontentiamoci di avere già il nuovo Senna, il nuovo Borg, il nuovo Agostini, il nuovo Nicklaus…
Eddie
P.S.
Lasciatemi compiacere perché ieri al Santiago Bernabeu, nella partita più importante della Liga, tra le squadre più importanti siano scesi in campo 11 giocatori nati nella penisola iberica per poi diventare 14 con i cambi, all’Olimpico, per Roma-Inter, compresi i subentrati erano solo 6… ma siamo pur sempre i Campioni del Mondo!
3 commenti:
Ineccepibile quanto scrivi, caro Eddie. A conferma del fatto che quando il dibattito non cade sulle rispettive squadre del cuore andiamo piuttosto d'accordo ;-)
La fede calcistica mi porta a sperare che Sua altezza (ma sarò simpatico?) Lionel Messi risparmi qualche prodezza per altre partite, e che l'ingranaggio perfetto del Barça si inceppi un tantino. Si suol dire che ogni partita fa storia a sé, specie se si tratta di competizioni europee (almeno lasciatemelo credere); tuttavia non me la sento di dare molte chance all'Inter, l'unica squadra "italiana" , apprezza l'autoironia, ancora in ballo. Tutti i numeri sono contro di noi: lo stato di forma, la storia recente, il piano del gioco. Partiamo da netti sfavoriti: secondo me c'è la concreta possibilità che Arturo tifi nerazzurro per la prima volta.
A proposito di talenti italiani, quale acuto osservatore delle giovanili vi posso anticipare che sta crescendo un temibile centravanti, destro naturale: si chiama Leonardo, ha 20 mesi ed é mio fratello. Io sono il coach. Ha una coordinazione che Messi, alla sua età, se la sognava.
P.S. alla faccia della combine, porca puttana! Saluti.
Caro Eddie,
fermo restando che L. Messi (L. è anche l'iniziale del fratellino di mio cugino e probabilmente questo qualche cosa significa) è il calciatore più forte, tra quelli visibili, del momento, mi chiedo se questa ciclica esaltazione del calciatore più forte del momento (in ogni momento c'è un calciatore più forte, inevitabilmente) non sia il sintomo della nostra necessità di idoli.
Qualche anno fa imperava la Ronaldihno-mania, se non sbaglio (solo ora lo trovo delizioso, quel continuo insistere nei dribbling, tutti falliti, trascinandosi la risacca alcolica della notte prima, quel gol nel derby dell'anno scorso all'Inter).
Come giustamente fai notare, chi verrà dopo Messi non verrà paragonato a Messi, ma a Maradona, e questo pure dovrebbe avere un senso, a parte la diversità tra il calcio di ora e il calcio di allora.
Al di là delle doti tecniche, che se per questo avevano in misura spaventosa anche Bergkamp, Gascoigne e Stojkovic (e poi vai a capire i motivi fisici, psichici o di altra natura per cui la gloria per loro è stata effimera), è la capacità di entrare nell'immaginario o nel mito che può rendere un giocatore pietra di paragone per gli anni a venire.
E questo, per Messi, che continua mostrarsi riluttante in ordine alla mia proposta di trasferirsi al Racing Santander e portarlo almeno in Champions League, è ancora un po' presto per dirlo.
Come ha detto l'altra sera un mio amico, Messi è il primo calciatore ad essere più forte nella vita vera che alla Playstation.
Riguardo a Guardiola, anche a me ha sempre colpito la sua umiltà. Qualche anno fa gli chiesero, a proposito di miti, di idoli, di esempi, quale fosse il suo, e lui rispose suo nonno Sebastià. Una risposta che vale anche come commento a questo post.
Saluti!
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